martedì 14 febbraio 2017

L’Istituto De Merode riconosciuto “House of life”

Ci uniamo alle celebrazioni per il nostro grande passato, fatto di umanità e cooperazione. In ricordo di tutti coloro che hanno creduto nell'uomo e nel valore della vita.
 
Il nostro istituto riconosciuto "House of life"
Sono i testimoni come Gianni Polgar, all'epoca delle persecuzioni un bambino di sette anni, a ricordare come nell'ottobre del 1943 abbia trovato rifugio e protezione nel Collegio. Tanta è la commozione mentre rivolge la sua gratitudine ai frères che hanno salvato la vita a lui e a suo fratello.
Tra i presenti alla cerimonia  Ruth Dureghello Presidente della Comunità Ebraica di Roma, e Sandro Di Castro, Presidente del B’nau Brith di Roma. «L’Istituto De Merode è sempre stato un centro di crescita culturale, attento soprattutto alla cura delle persone e quindi aperto a tutti. Ottimi i rapporti di stima ed amicizia da sempre con la Comunità ebraica di Roma», ha sottolineato il nostro direttore fratel Alessandro Cacciotti, ricordando tra gli studenti annoverati nel Collegio anche Carlo Lizzani e Davide Limentani. «Anche oggi esistono discriminazioni e persecuzioni, da quelle più brutali a quelle più sottili, come le varie forme di bullismo. Schierarci con coraggio con i più deboli ed indifesi». «Possa la testimonianza di Fratel Sigismondo e dei freres – ha concluso fratel Robert Schieler, Superiore Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane – ispirare tutti noi ad essere strumenti di pace».
 
 

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venerdì 10 febbraio 2017

MALDIVE-Alimathà

Le Maldive sono composte da 1200 isole riunite in 26 atolli. Bisogna fare una distinzione tra isola e atollo poiché, l’atollo corrisponde alla nostra regione mentre se si parla d’isola s’intenda la nostra città. In precedenza ho detto che vi sono 1200 isole, ma in realtà sono considerate terre emerse perché sono ritenute isole solo quelle che hanno più di 7 palme lungo il perimetro, se non vi sono almeno 7 palme, è considerata lingua di sabbia. Di queste 1200 terre emerse 1000 sono lingue di sabbia e 200 sono considerate isole. Le 200 isole sono: 97 sono resort turistici e 103 isole di pescatori. Alimathà è l’unica isola gestita da Italiani, così chiamata poiché in antichità vista dall’alto, assomigliava al volto di una donna mentre una corrente di pensiero più letterale dice “in mia assenza ti raccomando a Dio”.Nelle isole la cosa più importante è la natura.  Alimathà possiede più 1200 palme, le palme in tutte le Maldive sono considerate importantissime perché un’isola più palme ha e più è costosa; il valore è stabilito dalla quantità di palme sulla superficie. Pertanto alle Maldive è vietato tagliare le palme tranne che in casi estremi in cui la palma è gravemente rovinata e ogni due anni è fatto il censimento perciò ogni isola sa con precisione il numero di palme. Molto importante è anche il fiore della palma che è molto pesante, ma inodore; e dai suoi pistilli vengono generati i cocchi. La Curumba è il cocco ancora acerbo, e da questo ne ricaviamo il latte, che ha un gusto particolare che si distingue da quello del resto del mondo poiché ha un retrogusto leggermente salato, dovuto al fatto che ovviamente le palme fondano le proprie radici in mare. Tutto ciò che riguarda il cocco: latte, polpa, ecc è ipercalorico. Kashi è il cocco maturo nonché di colore marrone. Il cocco che si mangia ad Alimathà non è locale perché per legge in tutto lo stato Maldiviano, nelle isole dove vi sono i resort turistici i cocchi devono essere tolti dalle palme prima che raggiungano la maturazione, perché deve essere evitato assolutamente che cadano causando persino la morte della persona colpita. Tutti i cocchi offerti nei resort provengono dalle isole dei pescatori. Con la buccia del cocco che è molto filamentosa, si crea la cosiddetta corda di cocco che è lavorata dalle donne, ed è un procedimento nel quale le bucce del cocco vengono macerate in acqua salata, essiccate per poi essere annodate per dar vita alle corde di cocco. Le Maldive hanno circa 345'000 abitanti in tutte le isole, la capitale è Male soprannominata La Miami dell’oceano per i suoi alti palazzi, la lingua officiale è il divehi o dhivehi. La moneta locale è la rufiyaa, quindici monete locali valgono 1$. Male è una città molto caotica interamente ed esclusivamente dedicata alla gestione economica e logistica dello Stato, non vi è infatti turismo e neanche un spiaggia, ma solo tante barche che trasportano le persone dall’ aeroporto alle varie isole. Tutto il cibo servito nelle vari isole è importato, poiché alle Maldive non c’è produzione  -tranne il pesce-. Vi è solo ed esclusivamente una fabbrica in tutto lo Stato che produce Coca Cola, ed anche questa ha un gusto leggermente salato poiché fatta con acqua desalinizzata. L’economia Maldiviana al contrario di quel che si pensa non si basa sul turismo anche perché corrisponde solamente al 20% delle entrate,il restante 80%  dell’ economia locale è basata sulla pesca. I coralli ora alle Maldive sono bianchi e non colorati come nel Mar Rosso, questo è dovuto al Niño che nel 1998 che ha surriscaldato le acque Maldiviane di 4/5 gradi i quali hanno bruciato i coralli e li hanno uccisi. La bandiera è composta di un rettangolo verde in campo rosso, nel centro del rettangolo è raffigurata una mezzaluna calante bianca. Il colore rosso rappresenta il sangue versato dagli eroi  che hanno combattuto per l’indipendenza, il verde simboleggia la vita e la mezzaluna è simbolo della religione islamica. L’unica religione praticata è l’Islam Sunnita e una persona può diventare un cittadino maldiviano, solo e solo se è islamico o si converte all’islam, l’apostasia, ovvero l’abbandono della fede, è un reato punibile con la morte. Nel codice del diritto Maldiviano non esiste il reato di violenza sessuale.
 
di Nahila Foti

mercoledì 8 febbraio 2017

Viaggio USA 2016 - How to..



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giovedì 26 gennaio 2017

VI FESTIVAL DEMERODIANO DELLA SCIENZA - Vota il tuo gruppo preferito

VOTAZIONI TERMINATE...
Sarà la giuria, composta dal DIRETTORE, dal VICEPRESIDE e dai DOCENTI a stilare la classifica. I risultati ufficiali verranno comunicati nel corso della premiazione che si terrà la prossima settimana. A breve vi indicheremo la data esatta: NON MANCATE!!!

domenica 22 gennaio 2017

Caro diario

22 gennaio 2017
Caro diario, 
ogni giorno che passa la voglia di osservare cresce in me come mai prima d’ora. Adesso non guardo più il mondo con occhi pieni di meraviglia, come quando ero piccolino e vedevo il buono dappertutto; no, adesso vedo anche il male che c’è fuori di me e dentro di me; e questo mi spaventa.

Ad esempio, se tu fossi stato quel “tu di sette anni fa”, il mio primo diario in assoluto, regalatomi dalla maestra dopo un meraviglioso dieci al tema sui delfini, avresti contenuto solo storielle su quanto fosse meravigliosa e divertente la vita e  su quanto i miei amici ed io ci sentissimo grandi, quando, spinti da quel brutto ceffo nel film Hollywoodiano che avevamo visto di nascosto dai nostri genitori, avevamo giocato a spararci a vicenda. 

Ma adesso no. Adesso i miei racconti sono tristi e fanno piangere anche me, quando li scrivo (non ti azzardare ad aprirti in faccia a nessuno, bada bene, perché rovinerebbe del tutto la mia reputazione). Adesso scrivo di una generazione che di sogni infranti ne ha molti e di voglia di vivere ne ha ancora meno di quanto ci si aspetta. Adesso quei dannati racconti parlano di quanto spaventoso sia il mondo per noi, per me, e di come abbiamo imparato a farci forza da soli, gli uni con gli altri, dimenticando talvolta anche di avere un cervello indipendente da quello del nostro Gruppo, fonte di salvezza e dannazione per le nostre sempre più fievoli luci della coscienza. 

Qualche settimana fa, mentre guardavo la pioggia fuori dalla finestra in una piovosa giornata d’inverno, mentre i miei amici erano impegnati altrove ed io ero bloccato lì, solo come un cane a deprimermi, ho ricordato di aver avuto un’emozione, una sola volta, un po’ di tempo fa. Non ricordavo benissimo la sensazione, ma credo che implicasse un notevole nodo allo stomaco e un senso di nausea ogni volta che vedevo la ragazza per cui il mio cuore aveva, senza alcun motivo, deciso di produrre ciò che io combattevo da una vita: le emozioni. Sono stato in cerca di qualcuno per cui provare di nuovo quell’emozione sin da allora. E più cerco, più mi convinco che quello problematico non sono solo io: anche le ragazze sono tutte uguali. 

Sabato, ad esempio, sono stato ad un diciottesimo: niente di insolito, devo dire, anche perché alla fine eravamo tutti talmente ubriachi che nessuno si ricordava più dove aveva parcheggiato la fottuta macchinetta. Siamo rimasti là, come sette idioti,  a farci una canna, l’ultima rimasta dal pomeriggio, e a guardare sotto le minigonne delle ragazze che passavano, aspettando che la sbronza passasse un po’.  

Prima di bere per disperazione, tuttavia, ho osservato un po’ gli altri alla festa, prima che arrivassero i miei amici storici e, tra le loro battute e apprezzamenti, perdessi del tutto i freni e mi dessi alla pazza gioia. Erano tutti accatastati a ridosso della parete, formando piccoli gruppi: le ragazze sedute con i piedi doloranti a causa dei tacchi altissimi, che portavano per sembrare meno tozze e nane, e i ragazzi in piedi a cazzeggiare e a indicare l’unica tipa decente nell’intera sala, che però ovviamente faceva finta di non filarseli e continuava a ridere e scherzare con le amiche con quell’aria da troia esperta che a noi ragazzi piace tanto.

Ed io? Beh, io ero tra i ragazzi, ovviamente, guardando di qua e di là come un artista a caccia del soggetto per il prossimo dipinto, osservando, prima, i movimenti sinuosi della tipa sulla pista da ballo; poi, la risata sguaiata di una roscia seduta a pochi metri da me con una profonda scollatura, che, mentre rideva, le metteva ancora più in evidenza le tette; infine, lo sguardo acido che le cretinette giù in fondo scoccavano prima alla tipa e poi alla roscia, mentre seguivano gli sguardi arrapati dei ragazzi, criticando tutto il criticabile senza sosta. 

No! Nessuna di loro suscitava in me la benché minima emozione: la tipa era figa, per carità, niente da ridire su culo e tette, ma sarebbe stata l’ennesima di una serie di storie con ragazze solo da guardare, paccare, scopare… No grazie, ne ho fin troppe e non ne vale la pena per una che alla fine piace a tutti e che mi mollerebbe appena ne trova uno più figo e popolare di me. La roscia era carina, ma quel suo modo di ridere mi suggeriva che, in fondo in fondo, stava imitando la tipa e che, quindi, a questo punto tanto valeva farsi l’originale. Sulle cretinette in fondo non avevo nulla da aggiungere: probabilmente erano più piccole, di secondo o giù di lì, ed io, a diciassette anni, non trovavo neanche un motivo valido per filarmele. Sono delle sfigate: non riuscivano ad imitare né l’una né l’altra tipa e quindi criticavano entrambe. Che merda! 

Poi, stanco di osservare, sono andato al bar e ho iniziato a bere. Nel frattempo, sono arrivati anche i miei amici, quelli storici che tu conosci bene, e con loro… Beh, diciamo che ero troppo fatto per ricordarmelo e la fame chimica iniziava a farsi sentire. Della serata non ricordo più niente a parte quell’enorme senso di delusione, provato quando per l’ennesima volta non sono riuscito a sentire l’Emozione. 

Ora devo andare. Sai com’è, mi aspetta la mia ragazza: sola, a casa, finalmente con i genitori fuori Roma. Non mi posso lasciar scappare questa occasione. Meno male che c’è lei, che mi salva la vita ogni volta che penso troppo. 

H.C.

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